Napoli, i portuali scendono in piazza per dire “No all’autoproduzione” – Prima manifestazione unitaria
A Napoli la prima manifestazione unitaria dei portuali – Sono arrivati nello scalo partenopeo i rappresentanti di molte compagnie portuali nazionali per dire NO al regime di autoproduzione a bordo delle navi. Nel porto di Genova la compagnia Paride Batini ha indetto una giornata di sciopero il prossimo 15 marzo.
di Giovanni Grande
NAPOLI – “Una manifestazione a difesa del lavoro e di regole giuste”. Luca Grilli, presidente di Ancip, l’associazione che riunisce le compagnie portuali italiane, sintetizza così le motivazioni che hanno portato delegazioni da tutti gli scali della penisola a riunirsi nel porto di Napoli, nell’ambito della vertenza che sul tema dell’autoproduzione vede contrapposte GNV e Culp partenopea. “Per noi si tratta di una prova di forza. La risposta alla tentazione che emerge da più parti a contare semplicemente le persone anziché pesare il loro valore”.
Dopo il tentativo effettuato nel porto di Trapani l’Ancip ribadisce così la contrarietà a qualsiasi ipotesi di introduzione del regime di autoproduzione a bordo delle navi. “L’autoproduzione è una modalità operativa che non può prescindere dalle regole rigide cui è sottoposta dalla normativa vigente e che, non sempre rispettata alla lettera, è interpretata a seconda delle esigenze dei singoli scali. Una situazione che produce deficit in termini di formazione, sicurezza e rispetto dei contratti”.
È da questo no che prende le mosse la prima manifestazione unitaria dei portuali da almeno un quarto di secolo a questa parte. Una mobilitazione che trova giustificazione nei cambiamenti dell’assetto del mondo dei trasporti marittimi, sempre più monopolizzati dallo strapotere degli armatori.
“E’ una battaglia fondamentale per preservare la dignità del lavoro e per non compromettere quegli equilibri che hanno garantito negli ultimi venti anni la pace sociale sulle banchine,” ribadisce il presidente dei portuali di Civitavecchia, Enrico Luciani. “Ciclicamente gli armatori cercano di prendere il controllo di questa parte del ciclo della logistica, dimenticando che le attività di rizzaggio e derizzaggio, così come fissate dalla legge 84/94, rappresentano per le compagnie portuali un importante cespite di attività giornaliere”. Sotto accusa soprattutto la tendenza alle integrazioni verticali che stanno caratterizzando le banchine italiane. “I porti sono pezzi dello stato e la mancanza di una netta distinzione tra terminalisti e armatori fanno venire meno i presupposti delle norme che regolano un settore così delicato per l’economia italiana”.
Nell’occhio del ciclone il porto di Napoli ma anche quello di Genova dove la compagnia Paride Batini ha indetto una giornata di sciopero il prossimo 15 marzo e ha presidiato, contemporaneamente all’appuntamento napoletano, la sede di GNV.
“La pressione esercitata dalla compagnia – spiega il responsabile sindacale Culmv, Luigi Cianci – mira, con le richieste di sconti fino a un terzo dell’attuale tariffa, a neutralizzare qualsiasi margine di manovra per il lavoro portuale. Oggi è un momento di riflessione importante per far capire a chi governa i nostri porti che la concorrenza spietata tra gli armatori sul costo finale del servizio si sta scaricando sul mondo del lavoro, travolgendo il ruolo pubblico come presidio di controllo e tutela dei diritti dei lavoratori. Un ricatto cui non abbiamo intenzione di piegarci e contro il quale chiediamo l’apertura di una seria trattativa a difesa di un mercato realmente regolamentato”.