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Sindacale
20 Dicembre 2018

Comunicato Stampa del 20.12.2018 – Porto di Napoli

L’A.N.C.I.P. (Associazione Nazionale Compagnie e Imprese Portuali) richiama l’AdSP Napoli-Salerno al rispetto delle regole riguardanti il lavoro portuale ed all’esercizio della vigilanza sul lavoro portuale.

L’Ancip interviene nuovamente sul delicato tema del rispetto delle regole del lavoro portuale e  lo fa con riferimento all’attuale situazione del porto di Napoli, dove sono state riscontrate alcune criticità nell’elaborazione del piano dell’organico dei lavoratori, in particolare nel rapporto tra la persistente richiesta di flessibilità professionalizzata di lavoro portuale temporaneo (di cui il porto sembra avere costante bisogno) e la crescente richiesta dei vettori marittimi di espletare le operazioni portuali di imbarco/sbarco dei propri traghetti in regime di autoproduzione, ovvero senza ricorrere alle imprese portuali locali e/o all’utilizzo delle prestazioni di lavoro portuale temporaneo fornite dalla Compagnia Unica Lavoratori Portuali di Napoli, in un momento di difficoltà di quest’ultima cooperativa dovuto pure alla carenza di occasioni di lavoro sufficienti per garantirne la sostenibilità.

L’intervento è contenuto in una nota (che sarà recapitata all’AdSP in vista delle prossime riunioni degli organi consultivi) in cui l’associazione si sofferma sulla necessità di rispetto delle regole del lavoro portuale e sull’esigenza, oggi imprescindibile, che l’ente portuale eserciti effettivamente il proprio potere di vigilanza attraverso adeguati e continui controlli sulle modalità di esecuzione lavoro portuale; in specie, sul rispetto da parte delle imprese portuali (terminaliste e non) delle disposizioni previste dai vigenti regolamenti e dall’attuale CCNL di riferimento sulle modalità e sui limiti di utilizzo dei lavoratori di tali imprese (ore di straordinario, riposi compensativi, riposi settimanali, computo della retribuzione secondo i parametri del ccnl, ecc.); sul fenomeno – vietato dalla legge ma, purtroppo, frequente – dello scambio di manodopera tra imprese portuali.

La violazione di queste regole genera un’ingiusta stortura concorrenziale tra le stesse imprese (penalizzando quelle più virtuose) e costituisce un ostacolo illegittimo all’impiego dei lavoratori disponibili della CULP oltre che un danno all’erario derivante dall’aggravio delle spese per l’inevitabile maggior ricorso all’istituto dell’indennità di mancato avviamento da parte della stessa CULP; ragion per cui l’ANCIP chiede espressamente all’AdSP l’intensificazione di tali controlli, anche con il supporto delle organizzazioni sindacali, per conseguire risultati apprezzabili contro dinamiche che finiscono per penalizzare in genere i lavoratori portuali.

L’associazione, ancora, si sofferma sul tema dell’autoproduzione delle operazioni portuali da parte dei vettori marittimi, ribadendo il noto concetto che tale autorizzazione deve essere subordinata alla verifica da parte dell’AdSP del possesso di stringenti e precisi requisiti stabiliti dalla legge, in particolare la presenza di personale quantitativamente e professionalmente adeguato alle attività da svolgere; l’autoproduzione, dunque, non può essere utilizzata come una sorta di arma per costringere le imprese portuali o la locale CULP a praticare tariffe più basse, soprattutto se si considera che le tariffe minime per la fornitura di lavoro portuale temporaneo da parte della CULP vengono stabilite dalla stessa AdSP nel rispetto di parametri vincolanti sanciti dalla legge (costo del lavoro sulla base del ccnl dei lavoratori portuali e costi di gestione per l’esecuzione dell’attività).

Pure in questo caso, l’associazione reputa di fondamentale importanza l’attività di vigilanza degli enti competenti che devono costantemente verificare in banchina e a bordo delle navi il rispetto delle regole da parte del vettore marittimo (in termini di adeguatezza dei mezzi, di quantità/qualità del personale utilizzato per l’esecuzione delle operazioni portuali) anche sul fenomeno dell’ esecuzione di operazioni portuali di derizzaggio  svolto dal personale di bordo nella fase di entrata in porto; bisogna pure evitare che l’autoproduzione finisca per dissimulare una vera e propria autorizzazione ex art.16 dell’armatore all’esercizio delle operazioni portuali, il cui rilascio, però, è subordinato a procedure diverse ed ancora più rigide rispetto all’autoproduzione.

Sulla base di questi argomenti, l’ANCIP auspica che l’AdSP voglia assumersi la responsabilità di avviare tutte le iniziative necessarie e previste dalla legge per tutelare adeguatamente il lavoro portuale in modo conciliabile con le esigenze operative e di flessibilità delle imprese portuali e dei vettori marittimi, anche nell’interesse della CULP, che è tenuta per legge a rispettare specifici vincoli operativi e tariffari e che non può ragionevolmente pagare le conseguenze negative di una situazione causata dal mancato rispetto delle regole basilari del lavoro portuale e dalla carenza di un’adeguata e costante attività di vigilanza da parte degli enti portuali sul lavoro portuale.

In tal senso, la predisposizione da parte dell’AdSP del piano dell’organico dei lavoratori portuali e delle relative misure di intervento può davvero rappresentare un importante punto di partenza, nell’interesse di tutto il comparto portuale, per evitare il verificarsi di gravi irregolarità che penalizzano tutto il settore.

 

 

 

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